Al panorama desolante della politica parlamentare, non solo italiana, si contrappone con sempre maggiore continuità un numero crescente di iniziative di protesta e resistenza. Non di rado, c’è un tale affollamento di proposte che gli appuntamenti si accavallano, costringendoci a rinunciare all’uno o all’altro. Ciò dimostra che la consapevolezza delle ingiustizie e la volontà di reagire non sono affatto limitate, pur con gran parte dell’opinione pubblica confusa e disorientata per l’azione invadente dei media principali e per la dimensione mondiale delle minacce che ci sovrastano.
Insieme ai momenti di lotta, sono in aumento anche gli interventi di tipo mutualistico in territori circoscritti, o rivolti a drammatiche realtà lontane nella forma di sostegni umanitari. Tutto ciò è, in senso ampio, azione politica, perché supera la forma caritatevole o la difesa dei propri interessi individuali, per inquadrarsi, con atti mirati, nella reazione consapevole alle storture del sistema che ci governa e che ci porta alla distruzione. Una distruzione materiale, con lo spreco scellerato delle risorse e l’esaurimento di quelle naturali, ma anche una distruzione morale e dei fondamenti della convivenza democratica.
Mentre è importante sostenere le forme di resistenza e partecipare alle iniziative mutualistiche, non possiamo evitare di chiederci qual è la loro efficacia e come è possibile aumentarla. Senza il passaggio a un livello di maggiore rilevanza politica, c’è il rischio di accontentarsi di stare dalla parte giusta, per essere in pace con il proprio senso del dovere, a prescindere dal concreto impatto sulla realtà intorno a noi. L’adesione a quelle molteplici iniziative risponde anche alla sensazione diffusa di isolamento individuale, che si cerca di superare con l’impegno su temi ben definiti e concreti, capaci di produrre risultati visibili. Ma, al tempo stesso, se i movimenti sociali non confluiscono in una capacità di resistenza e di visione complessive, non si arriva a produrre quella potenzialità di rivolta alla quale numerosi analisti affidano le residue speranze.
Se concordiamo sul fatto che le elezioni, pur non essendo il momento principale, e tantomeno unico, dell’opposizione al governo e ai suoi mandanti, sono comunque un passaggio importante per capire se il nostro progetto di alternativa è compreso e sostenuto da una parte consistente della cittadinanza, dobbiamo porci un problema di organizzazione e di unità. Mentre si ribadisce l’incompatibilità con il centrosinistra e con le varie versioni di “campo largo”, il superamento delle frammentazioni nell’ambito della Sinistra ha assunto un’urgenza tale da non concedere spazio a posizioni possibiliste o addirittura rinunciatarie: non ci si può accontentare della nostra totale ininfluenza e marginalità nel panorama politico.
La crescita delle destre è in gran parte riconducibile a delusione e smarrimento, che danno spazio all’individuazione di falsi nemici e a soluzioni autoritarie, mentre il sempre maggiore astensionismo si riferisce, con forte probabilità, a due tipi di rinunciatari al voto. Da un lato c’è una consistente parte della cittadinanza annebbiata dai media e che vive alla giornata, concentrata su fragili ambizioni individuali e sul “si salvi chi può”, risultando impermeabile a qualunque proposta politica che vada oltre i miraggi e le menzogne dei populismi.
Ma c’è anche un gran numero di persone che non vota, o sceglie all’ultimo momento “tappandosi il naso”, che una sensibilità politica ce l’ha eccome! Sono lavoratrici e lavoratori delusi per l’involuzione del loro partito di riferimento, sono precari e disoccupati dimenticati dai partiti e dai sindacati, sono giovani che si sentono derubati del futuro. Tra di loro, molti partecipano alle iniziative di protesta e aderiscono a gruppi con un impegno mirato, ma rinunciano a trovare una proposta complessiva e un’organizzazione politica che li rappresenti, col risultato di non trasformare la somma delle battaglie in un vero motore del cambiamento.
Si può ragionevolmente supporre, anche per lo scenario richiamato all’inizio, che questa parte della cittadinanza, interessata ad aderire a una proposta elettorale convincente, sia ampiamente superiore alle percentuali di votanti necessarie per superare le soglie di sbarramento imposte dalle infami leggi elettorali approvate negli ultimi anni. Rientrare nelle istituzioni parlamentari non porterebbe al governo, ma darebbe il via a una fase diversa per la Sinistra di Alternativa nelle sue varie articolazioni, con la capacità di far sentire la propria voce e influire su alcune scelte fondamentali, superando la rassegnazione.
Questa proposta va costruita, con impegno e continuità, andando a fondo dei problemi, individuando soluzioni credibili e sapendole comunicare. Non si passa da un momento all’altro dall’uno virgola qualcosa al dieci per cento e non ci sono soluzioni semplicistiche, ma unendo pragmatismo e profondità di analisi con la necessaria capacità di mediazione, ce la si può fare.
Per impostare un ragionamento comune, possiamo individuare una serie di passaggi, proponendoli come base del confronto necessario.
- I tentativi di proporre unità a sinistra sono stati numerosi, anche in anni recenti, e in vario modo fallimentari. Ciò richiede, anziché una più o meno definitiva rinuncia, l’analisi accurata degli errori commessi. La chiamata a raccolta intorno a un nuovo leader inviato dalla provvidenza, insieme a una forte dose di improvvisazione, sono stati elementi ricorrenti. Un’alleanza solida, base per una successiva formazione unitaria, richiede un percorso di costruzione che non cancelli le identità precedenti, ma che riesca a fonderne le potenzialità in nome di obiettivi e metodi comuni.
- Nel nostro Paese, sono attivi al momento almeno una decina di associazioni e gruppi politici che si danno, come scopo principale, quello di promuovere l’unità delle sinistre, ma che non riescono nemmeno a confrontarsi e coordinarsi tra loro. Immaginare di partire da zero e su strade parallele è una fantasia che si proietta in un futuro lontano, mentre l’urgenza incombe. Non possiamo sottovalutare la necessità di una base organizzativa e di esperienze operative già esistenti. Le alleanze su temi definiti si sono già succedute, in tempi recenti. Insieme a Unione Popolare, alla campagna Lip Salario Minimo hanno partecipato Sinistra Anticapitalista, Pci, i sindacati di base (Usb, Sgb,Cub), l’area Cgil “Le Radici del Sindacato. Una simile capacità di adesione collettiva viene ormai messa in atto con positiva frequenza per la difesa del lavoro e dei diritti fondamentali, come nel caso del recente sciopero generale.
- Se, tralasciando l’esigenza di costruire un soggetto unitario, ci si accontenta di alleanze elettorali dell’ultima ora, i miseri risultati sono sotto gli occhi di tutti. Per ricostruire un po’ di fiducia nell’alternativa da parte di cittadine e cittadini non basta affiancare in un volantino tre o quattro simboli di partiti reduci da numerose e sempre più pesanti sconfitte. Ben diverso è riunire organizzazioni e gruppi politici diversi in un percorso condiviso, mantenendo il loro simboli in evidenza, ma raccolti sotto una denominazione capace di garantire l’obiettivo comune.
- Il progetto più recente, quello di Unione Popolare, si è avviato con premesse positive, anche per la partecipazione delle due formazioni più consistenti della sinistra di classe: Potere al Popolo e Rifondazione Comunista. Nonostante il risultato, del tutto insufficiente, della partecipazione alle inattese elezioni politiche anticipate del settembre ’22, le adesioni sono state numerose, sia da parte di iscritti ai partiti, sia da parte di indipendenti. Ciò ha permesso di tornare con efficacia nelle piazze per la campagna di raccolta firme per la LIP (Legge di Iniziativa Popolare) sul salario minimo, superando abbondantemente lo sbarramento previsto.
- Secondo le migliori tradizioni (sic!) della nostra area politica, invece di gestire al meglio il primo risultato concreto e proseguire su quella strada, si sono poi innescate rivalità nell’attribuirsene il merito e sono iniziati i movimenti centrifughi, culminati con la presentazione, per le successive elezioni europee, della lista Pace Terra Dignità. Nonostante il posizionamento ambiguo di questa nuova formazione ripetutamente definita né di destra né di sinistra dal fondatore Michele Santoro, una parte di Rifondazione, al seguito del segretario Acerbo, ha deciso di aderire, nonostante le decise perplessità da parte del resto di Unione Popolare. Il progetto è così andato in crisi per le divisioni nei suoi organismi dirigenti autonominati, ancor prima di avviare il promesso percorso costituente, idoneo a consolidare la partecipazione democratica.
- Senza addentrarci nei numerosi elementi di superficialità, incapacità e persino scorrettezza nella gestione di Unione Popolare, attualmente in una situazione di congelamento semi-ufficiale, possiamo affermare che tra gli aderenti è diffusa una decisa volontà di procedere, o con il rilancio del progetto originario, o con qualcosa che, richiamandone il nome, dia il via a un modo diverso di operare, imperniato sul sostegno alle lotte, sulla presenza nei territori, sulla partecipazione diffusa e su un continuo lavoro di analisi, per lo sviluppo di una cultura politica adeguata ai nuovi scenari e alle minacce incombenti.
Sulla base di quanto esposto sopra, avanziamo quindi, come Comitato Aderenti a Unione Popolare, le seguenti proposte.
- Costituzione, in tempi brevi, di un coordinamento operativo tra tutte le organizzazioni politiche interessate a lavorare per l’unità delle sinistre anticapitaliste. Eventuale sito web comune, per raccogliere contributi dai territori, segnalare iniziative, sollecitare riflessioni.
- Condivisione, anche attraverso l’organizzazione di uno o più forum nazionali, della proposta per una forma di coordinamento permanente, capace di coinvolgere le varie forme organizzate di protesta e resistenza sociale, aprendo un confronto costruttivo in particolare con i giovani.
- Avvio di contatti con i vari centri di produzione e diffusione di cultura politica di sinistra, a partire da numerosi siti web della nostra area, per potenziare le capacità di comunicazione e di analisi, anche attraverso la creazione di una rete apposita.
Senza cadere nell’errore dell’improvvisazione, è opportuno darsi tempi ragionevoli e rispettarli.
Le prossime elezioni politiche, in programma tra tre anni, ci permettono di lavorare con calma e metodo, ma senza perdere tempo. Se, in un paio d’anni, saremo stati in grado di costruire una solida capacità di cooperare, potremo anche ragionare su una coalizione politica coesa e stabile formata dalle varie organizzazioni della Sinistra di Alternativa che vi aderiranno, in grado di presentarsi alla scadenza elettorale senza improvvisazioni e di raccogliere consensi significativi. Nel frattempo, daremo forza alle lotte e aumenteremo la nostra capacità di comunicare con l’autorevolezza indispensabile.
Restiamo in attesa di contributi e proposte.
Il Comitato Aderenti a Unione Popolare
12/12/2024