L’intenzione di procedere nella costruzione di Unione Popolare è ancora oggi ben evidente e ripetutamente dichiarata da parte di numerosi gruppi territoriali, mentre l’assordante silenzio degli organismi nazionali continua a creare sconcerto, delusione e allontanamento.
Da diversi comitati regionali vengono prodotti e condivisi documenti che sostanzialmente ribadiscono quanto segue:
- il percorso di costruzione di UP è funestato da interruzioni, ritardi e continui rinvii: dall’organizzazione dei coordinamenti locali, all’avvio delle iscrizioni e alla convocazione dell’Assemblea costituente, con l’interruzione della discussione sullo Statuto, decisa da organismi nazionali di Rifondazione Comunista;
- la relazione con Santoro sulla presentazione della Lista per la Pace alle elezioni europee è stata condotta malamente, con decisioni arbitrarie e senza alcun confronto interno, portando a gravi divisioni e al mancato riconoscimento di Unione Popolare come interlocutore determinante;
- si è verificata una totale assenza di dibattito sugli obiettivi generali e sulla situazione del progetto comune, con la mancata apertura all’esterno per far giungere forze e idee nuove, accanto alla sottovalutazione dell’apporto da parte degli aderenti individuali, il vero valore aggiunto di Unione Popolare.
Questi sono gli ultimi atti di una lunga serie negativa, cominciata col lungo periodo di assenza di Up dalla scena politica dopo le ultime elezioni nazionali e durato fino al lancio della campagna per il salario minimo, che “ha reso finalmente Up visibile, riconoscibile e utile a tantissimi lavoratrici/tori, proletarie/i, cittadine/i; ha restituito l’entusiasmo e la fiducia perdute riportando alla militanza le compagne e i compagni, tra cui molte/i indipendenti che in alcune situazioni hanno rappresentato l’unica realtà attiva.” (da “Unione Popolare deve vivere”, del Coordinamento UP Martesana).
“Le campagne politiche contro la guerra e l’autonomia differenziata, per il salario minimo e l’omicidio sul lavoro, ma anche gli interventi su questioni locali stavano realizzando la soggettività politica inclusiva e allargata indicata dalla nostra linea politica…” Invece… “il processo di costituzione di UP è stato volutamente arenato sulla base di un presunto disinteresse sul progetto avvalorato dalla scarsa adesione alla piattaforma di UP, salvo non aver fatto nulla per promuovere le registrazioni e non aver permesso la discussione interna sullo statuto di UP.” (dal Comitato Politico Federale PRC-SE Torino, marzo ’24)
“Senza una forma politica e organizzativa di respiro nazionale Unione Popolare non può sopravvivere: … il momento elettorale potrebbe penalizzare questa riflessione, ma c’è il forte rischio che dopo le elezioni europee non ci sia più nulla su cui riflettere e questa rottura non possa mai più essere riparata.” (Unione Popolare metropolitana di Venezia, marzo ’24)
Il timore espresso nell’ultima frase è ulteriormente aggravato dal fatto che quello di Unione Popolare è il più recente, in ordine di tempo, di una lunga serie di tentativi infruttuosi che si susseguono da molti anni per unire le varie componenti della Sinistra radicale italiana. Il suo fallimento porterebbe, con forte probabilità, ad abbandonare questo indispensabile impegno per il futuro prossimo.
Occorre quindi concentrarsi ad analizzare gli errori di fondo, presenti già nelle premesse di questo percorso politico, in modo da impegnare anche i prossimi mesi di relativa pausa operativa, in vista delle prossime elezioni europee, in un profondo lavoro di elaborazione e confronto.
- Le componenti che si sono riunite in associazione per dare vita a Unione Popolare lo hanno fatto con prospettive differenti, minando fin dall’inizio la possibilità di un percorso unitario e costruttivo, mascherato dall’insignificante denominazione di “spazio politico”.
- Per alcuni si è trattato sostanzialmente di un’alleanza elettorale nel tentativo di superare gli sbarramenti, ma conservando ben evidenti nome, simbolo e identità delle organizzazioni associate, singolarmente ridotte a dimensioni irrilevanti.
- Per altri l’intenzione di costruire un’entità politica nuova e unificante è stata più evidente, accanto a una minore importanza assegnata alle competizioni elettorali, rispetto all’impegno prevalente nel sostenere in modo attivo i momenti di lotta dei lavoratori e dei diseredati.
- Per DemA tutto si è concentrato intorno alla figura del capo politico e al suo percorso personale, fino ad arrivare alla rinuncia di de Magistris a svolgere il ruolo di portavoce di UP, per mutati interessi individuali.
- Le adesioni individuali successive, dei cosiddetti indipendenti, hanno comportato la compresenza di una varietà di visioni, pur unificate dalla volontà di vedere finalmente avviato un percorso di coesione tra i vari “pezzi” della Sinistra. Per alcuni, infatti, l’unità a sinistra è possibile soltanto con una netta caratterizzazione marxista e anticapitalista; per altri, è sufficiente la condivisione dei principi costituzionali, del pacifismo e di una generica attenzione verso i bisogni socioeconomici, con una evidente attrazione verso la lista PDT di Santoro e Della Valle.
- Restando nell’ambito delle condizioni che potremmo definire prepolitiche, ma proprio per questo irrinunciabili, la concezione verticistica nella gestione di UP ha lasciato tutte le decisioni nelle mani di un ristretto numero di autonominati, il cui compito avrebbe dovuto essere quello di portare nel più breve tempo possibile alla vera fase costituente. Invece, dimostrando una grave mancanza di rispetto per gli aderenti, questi sono stati mandati a promuovere nelle piazze le campagne di Unione Popolare senza la minima attivazione dei normali flussi informativi interni e degli strumenti per la partecipazione.
- Tenendo conto della lunga esperienza di alcuni tra i componenti degli organismi direttivi, risulta oggi difficile valutare se l’avvio di UP, che non ha affrontato e superato preventivamente queste differenze, è stato minato dalla faciloneria o dall’incompetenza. La superficialità risulta evidente, per esempio, nella decisione di non aprire la discussione e la valutazione sulla bozza dello Statuto, ma bloccarla per incompatibilità con quello di Rifondazione, utilizzando il Collegio di Garanzia e decidendo di sospendere tutto fino al congresso di PRC.
- Il Gruppo di Lavoro Comunicazione, di cui hanno fatto parte compagne e compagni competenti e attivi, è stato svuotato di ogni possibilità operativa attraverso accuse e polemiche infondate, per lasciarlo nelle mani di alcuni fedelissimi, privi delle necessarie capacità. Le traversie di questo gruppo, collegato a quelli Organizzazione e Web, non sono mai state affrontate con la Cabina di Regia. Di conseguenza, a partire dall’abbandono di diverse persone dei gruppi operativi, la comunicazione si è quasi completamente arrestata su tutti i canali social e sul sito web, per non parlare delle comunicazioni interne e della partecipazione degli aderenti.
- Le modalità di adesione, diverse per gli iscritti a PRC e a PaP da quelle degli aderenti individuali, sono state mantenute nell’incertezza, rendendo incomprensibile, oltre alla destinazione delle quote versate, l’effettiva appartenenza o meno dei nuovi aderenti all’associazione fondatrice, che detiene la proprietà di nome e simbolo di UP. Su questo si possono innestare rilievi di irregolarità sul piano formale / legale, oltre che su quello politico. Ciò si collega anche alla non disponibilità degli elenchi degli aderenti nelle varie zone territoriali, negati con inconsistenti richiami al diritto di privacy, ma indispensabili per attivare flussi di informazione e di partecipazione alle iniziative in atto.
I punti finora elencati vanno considerati, come già accennato, nell’ambito delle condizioni prepolitiche, quelle indispensabili per il buon funzionamento di una qualunque forma associativa: condivisione delle finalità, rispetto reciproco e capacità operative. Di conseguenza, la reazione verso i responsabili della situazione attuale non può che essere netta e decisa, per evitare che situazioni simili, cariche di ipocrisia e inadeguatezza, si possano riproporre.
Entrando invece nelle prospettive politiche per il rilancio di Unione Popolare, vanno messe a punto una serie di linee guida, sulle quali lavorare e confrontarsi, per condividerle prima di rimettere in moto l’organizzazione. Va da sé che l’orizzonte per il quale vale la pena impegnarsi non è quello di una dimensione irrisoria e priva di influenza politica: dobbiamo essere convinti del fatto che una Sinistra rigorosa, ma con i piedi per terra e capace di rinnovamento e dialogo, possa riconquistare il ruolo di garante della giustizia sociale e di costruttrice di un futuro migliore.
-
- È necessaria innanzitutto una chiara convergenza sui principi fondamentali, sugli obiettivi e sugli strumenti di analisi della realtà attuale: quella che nell’interpretazione gramsciana è l’ideologia, come “concezione del mondo”, ben distante dalle posizioni ideologiche in senso negativo, con la loro rigidità fideistica. Senza gli strumenti forniti dalla cultura anticapitalista, la capacità di comprendere le cause profonde delle ingiustizie, delle crisi geopolitiche e della distruzione ambientale si riduce a vaghe prese di posizione, senza alcuna possibilità di progettare e condividere la visione di “un nuovo mondo possibile”.
- La ricostruzione di Unione Popolare deve partire dalla base degli attivisti, ma senza trascurare le relazioni con le organizzazioni di sinistra a noi vicine, con un allargamento oltre a quelle che hanno animato UP fin qui e che possono essere coinvolte a partire dalle attività sul campo, per poi procedere a una strutturazione più solida. L’esperienza delle campagne per le leggi di iniziativa popolare è stata positiva, ma queste possono essere ancora più valorizzate, con un’adesione preventiva e un’organizzazione meglio condivisa. La presenza dei banchetti nelle piazze gestiti dai militanti è anche un’ottima occasione (che è stata trascurata) per stimolare nuove adesioni a UP, in collegamento con un’adeguata attività di comunicazione.
- Per un deciso cambio di passo, va considerata la possibilità di un’adesione individuale generalizzata: una soluzione già indicata da molti, che eviterebbe l’eccessivo condizionamento da parte delle segreterie dei partiti, procedendo invece con maggiore chiarezza verso la costruzione di un’entità politica nuova e autonoma.
- Oltre a quella interna, va curata col massimo impegno la comunicazione verso l’esterno. Pur essendo difficile, e per certi versi sconsigliabile, evitare l’utilizzo prevalente dei social media, è necessario allargare la gamma degli strumenti disponibili. Innanzitutto, va attivata una condivisione su specifici temi con la ampia gamma dei siti web della sinistra critica: si tratta di venti / trenta realtà, che producono in modo continuativo informazioni interessanti e interventi approfonditi. In secondo luogo, vanno cercate tutte le possibili strade di accesso ai media generalisti, non con la delega a uno o più portavoce inadeguati, ma creando le sollecitazioni necessarie attraverso la scelta degli argomenti e la creazione di eventi di interesse non trascurabile.
- Nella relazione attiva con la produzione intellettuale di sinistra, va dato un particolare peso all’analisi e alle visioni alternative sul piano economico, secondo la migliore tradizione marxista, attenta ai bisogni reali delle persone. È sicuramente sui temi concreti, come redditi adeguati, diritti e servizi essenziali, che si può ricostruire il rapporto di fiducia da parte dei lavoratori e dei diseredati. La comprensione degli strumenti di oppressione utilizzati dal capitalismo, per aumentare lo sfruttamento e le enormi diseguaglianze, fornisce anche la migliore chiave di lettura per interpretare la diffusione delle guerre, la distruzione della natura e la sempre maggiore invadenza delle tecnologie di controllo e sostituzione delle capacità umane.
- Accanto alla critica dell’esistente, va incrementata la capacità di prospettare soluzioni realistiche. La Sinistra soffre ancora degli errori e deviazioni attribuibili al cosiddetto “socialismo reale” e al regime sovietico. Va ricostruito il significato corretto di termini e concezioni che sono stati utilizzati dalle destre per screditare l’idea socialista e quella di una democrazia fondata sull’uguaglianza. Il profondo mutamento del contesto mondiale, con il tendenziale esaurimento delle risorse, l’utilizzo delle nuove tecnologie in chiave capitalista e la crisi di credibilità dei sistemi democratici, impone sostanziali chiarimenti, prima al nostro interno e poi verso tutti coloro che si sono sentiti abbandonati da una sinistra che, in parte, ha tradito la propria essenza, e in parte si è adagiata in una colpevole marginalità.
- La presenza sui territori va alimentata con iniziative concrete, capaci di produrre risultati facilmente riconoscibili. Il numero di persone attive o disposte a impegnarsi nel campo del mutualismo è alto, ma molte tra queste preferiscono concentrarsi su attività di cui possono toccare con mano l’efficacia, piuttosto che perdere tempo in inconcludenti riunioni politiche. Dunque, occorre intervenire su due fronti: da un lato dobbiamo rendere qualificanti e riconoscibili, in termini politici, le iniziative che lanciamo o a cui partecipiamo, dando ai Comitati provinciali tutti gli strumenti necessari, a partire dall’accesso ai nominativi degli aderenti. D’altro lato, è necessario migliorare la sensazione di efficacia del lavoro politico strettamente inteso, aumentando la capacità di restare in tema durante le riunioni, fare interventi concisi e chiari e infine trarre dal confronto conclusioni concrete, con passi avanti evidenti e decisioni democraticamente condivise.