Il gruppo di lavoro nazionale di Aderenti di Unione Popolare, composto da indipendenti e iscritte e iscritti ai partiti e ai gruppi politici che hanno dato vita a Unione Popolare, ha predisposto un appello politico con l’obiettivo di riaprire una discussione a livello territoriale e nazionale sul rilancio dell’unica esperienza di alternativa attiva in questi anni e tutt’ora in campo, per unire le sinistre anticapitaliste e di classe.

L’appello non è un arrivo ma il punto di partenza.  Uno strumento di stimolo al confronto e alla discussione fra compagne e compagni, a partire dalle assemblee e dai comitati territoriali, con l’obiettivo di arrivare all’indizione di assemblea nazionale da realizzarsi nel mese di ottobre a Roma. 

Siamo consapevoli che la nostra storia è costellata di assemblee autunnali di lancio di progetti politici di richiamo all’unità, troppo spesso solo di vertice e fittizia. Proprio per questo motivo, abbiamo deciso di ribaltare il processo, andando a costruire insieme e dal basso i contenuti e le forme di democrazia e partecipazione.

L’appello è composto da 2 documenti: un documento politico di analisi della fase e di proposte per il rilancio di Unione Popolare e un manifesto, più agile e sintetico, da utilizzare per eventuali promozioni sui canali social.

Vi invitiamo a condividere questo appello con le tue compagne e compagni, a discuterlo nelle assemblee e nei comitati territoriali, e a restare aggiornati in vista dell’assemblea nazionale. Per ulteriori informazioni e per partecipare attivamente, scrivi una mail a unionepopolareappello@gmail.com .

 

RIFLESSIONI PROPOSTE DAL GRUPPO ADERENTI DI UNIONE POPOLARE – PER LA COSTITUENTE

Documento – PARTE PRIMA

L’UNITÀ DELLA SINISTRA DI ALTERNATIVA ANTICAPITALISTA NON È RINVIABILE

 

Premessa

L’esigenza di unità, o quantomeno di collaborazione continuativa, tra le varie componenti della Sinistra radicale italiana è dichiarata da molti anni e ha prodotto numerosi tentativi, a vario titolo fallimentari. Nonostante ciò, oggi la necessità di un forte impegno in questa direzione è ancora più evidente, in assenza di una reale opposizione parlamentare alle scellerate pratiche del governo di Destra. E questo perché i partiti del Centrosinistra, che si
fregiano della qualifica di oppositori, sono in realtà corresponsabili, negli ultimi tre decenni, delle scelte più dannose per lavoratrici e lavoratori, per le forme dello sfruttamento e per l’insieme dei diritti fondamentali.

Un progetto alternativo di società, in grado di affrontare le minacce provenienti dalla distruzione ambientale, da guerre e genocidi, dallo strapotere della finanza e dalla crisi delle democrazie, può essere quindi elaborato soltanto da chi, con capacità di ascolto e confronto, sa utilizzare gli strumenti di analisi della realtà e per la sua modifica forniti dalla cultura anticapitalista.

Forme di democrazia e partecipazione per una Sinistra di Alternativa Anticapitalista

La richiesta di unità a sinistra proviene da un numero di persone molto più ampio di quello che si manifesta abitualmente. Una componente importante della sfiducia verso la politica è data non solo dal progressivo slittamento a destra del PCI / PDS / DS / PD e dalle mancate promesse di rinnovamento sbandierate dal Movimento Cinque Stelle: anche l’incapacità, da parte dei piccoli partiti e gruppi di sinistra, di superare incomprensioni e divisioni interne in nome dell’interesse comune è considerata dal suo potenziale elettorato una grave responsabilità e motivo di scarsa affidabilità. Una parte dei non votanti richiede alternative credibili e non le trova, se non a rischio di disperdere il proprio voto con la scelta di liste che non sono in grado di superare gli sbarramenti. Accanto al vasto gruppo degli sfiduciati, si esprimono varie tipologie di persone impegnate e competenti che richiedono, quasi quotidianamente, l’avvio di un percorso di rafforzamento della Sinistra: con notevole frequenza intellettuali non allineati pubblicano articoli a questo proposito. Tra gli iscritti ai partiti sopravvissuti al declino sono molti coloro che chiedono un cambio di passo e maggiore apertura, anteponendo all’orgoglio identitario una reale efficacia per incidere sull’esistente. Accanto a loro, si muove un gran numero di cosiddetti “indipendenti”: persone di Sinistra, anche con una lunga militanza alle spalle, che stentano a trovare casa nelle organizzazioni esistenti, ma che sono pronte a impegnarsi attivamente in un movimento per l’alternativa di più ampi orizzonti.

L’unità attesa da tanti non è però realizzabile seguendo i vecchi schemi che, alla prova dei fatti, si sono dimostrati fallimentari. Identificare la nuova lista o alleanza con il nome di un leader risolutore, o affidandola alle decisioni di un ristretto gruppo dirigente è non solo un metodo sbagliato e praticato abitualmente dalle destre: è anche un elemento di estrema fragilità. Se per qualche ragione (delusione, stanchezza, nuove prospettive personali, …) il
leader decide di mollare, tutto il castello costruito faticosamente se ne va in frantumi. Se tra gruppi dirigenti si crea qualche rivalità o prevale l’esigenza di far primeggiare la propria identità, di nuovo si deludono le aspettative di tutti/e i/le militanti che sono stati/e chiamati/e a impegnarsi attivamente sul più recente progetto politico.

Se l’alleanza si limita alla prossima scadenza elettorale, arrivandoci in affanno e impreparata, il risultato ampiamente insufficiente sarà un’ottima scusa per rompere gli accordi con reciproci scambi di accuse.

Lo spazio vuoto a sinistra: prospettive e proposte per il movimento anticapitalista.

I diritti di informazione e di opinione, che sussistono nelle nostre democrazie sempre più traballanti, permettono ancora la circolazione di analisi critiche, anche molto profonde.
Vengono affrontati, sui media indipendenti e con libri corposi, i temi più all’ordine del giorno, come guerre e genocidi, morti nel Mediterraneo, povertà crescente, travisamento della Costituzione. Ma si trovano anche argomenti più complessi: dai meccanismi predatori della finanza internazionale, agli sviluppi incontrollati delle nuove tecnologie, fino all’insieme delle tematiche ambientali con relative ipotesi di contenimento dei danni. Dunque, le analisi degli errori e delle responsabilità abbondano, a fronte di una diffusione di gran lunga minore delle proposte sul “che fare”, con il concreto rischio che si diffondano sentimenti tra il fatalismo e
il panico.
Al di là delle facili critiche, è normale che ciascuno faccia il suo mestiere: ragionare sul “che fare” è il mestiere della politica. È la politica che non sta dando risposte, che non sta tracciando percorsi sui quali far confluire opinioni competenti, ancorché diverse, per cambiare le cose. La famosa espressione, attribuita alla Thatcher, “There is no alternative”, sembra che abbia permeato ogni campo, non solo della cultura ufficiale, ma anche degli orizzonti politici. Chi osa spingersi un po’ più in là si augura il ritorno alle politiche fiscali e di welfare del Dopoguerra, senza però sfidare gli insostituibili meccanismi del capitalismo.
Non si tiene così conto del fatto che il quadro generale, non solo nel nostro Paese, ma in tutto il mondo, è cambiato profondamente in questa prima parte del nuovo secolo. La gravità delle minacce che sovrastano, pur in misura diversa, tutta l’umanità è tale che diventa necessario ribaltare il senso dell’affermazione secondo la quale “non ci sono alternative”.
Ormai non ci sono alternative a un profondo cambiamento del nostro modo di vivere e convivere: non è per nulla azzardato parlare della necessità di una rivoluzione. Rivoluzione nel modo di consumare, rivoluzione nella cura del territorio, rivoluzione nel lavoro, rivoluzione nei criteri di convivenza.
Di fronte a questo compito immenso, cosa può fare il movimento anticapitalista? Può ascoltare le persone, capire bisogni e paure, ma anche prospettare, con idee e progetti concreti, una qualità della vita migliore per tutte e tutti, anziché per una ristretta cerchia di super privilegiati.

Le basi della nostra cultura politica appoggiano prevalentemente sulla critica economica e da quella possiamo ripartire, sfatando falsi miti e superando gli equivoci. Non c’è contrapposizione tra società ed economia, se questa viene ricondotta al suo vero compito: quello di studiare il modo migliore per utilizzare le risorse disponibili (ovviamente senza esaurirle) al fine di soddisfare i bisogni di tutta l’umanità, a partire da quelli fondamentali.
Pur nella limitatezza delle nostre risorse ed energie, un movimento delle Sinistre di Alternativa Anticapitalista unite può dare un importante contributo al cambiamento: un cambiamento che può crescere dal basso, con lo studio ma anche col passaparola, con interventi magari di portata limitata, ma capaci di indicare una direzione.
L’unione comporta la capacità di collegare tra loro i tanti movimenti di lotta che smentiscono ogni giorno il mito della passivizzazione delle masse. L’esperienza di lavoratrici e lavoratori che si oppongono alla chiusura delle loro aziende, le mobilitazioni in sostegno della Palestina, le lotte per l’ambiente, quelle contro le grandi opere inutili e quelle contro il patriarcato condividono, da angolature differenti, la stessa radice: la messa in discussione di un sistema che sfrutta in modo distruttivo l’ecosistema e le nostre vite. Occorre quindi affinare analisi, strumenti di interpretazione di una società disgregata, e per fare questo dobbiamo aprirci, e avere tanta voglia di imparare, non solo da esperienze internazionali, ma anche da lotte significative, in cui sono stati sperimentati modelli di democrazia e strumenti comunicativi originali (GKN; Val di Susa, movimento ProPal…).
Abbiamo una storia da recuperare nelle sue conquiste che sono state intenzionalmente cancellate, come quella delle cooperative, che proponevano un modo condiviso di gestire il lavoro e le responsabilità. Abbiamo dei criteri di accoglienza da ridefinire completamente, superando la contrapposizione tra i lavoratori stranieri e quelli nativi, insieme allo sfruttamento esasperato degli uni e degli altri. Dobbiamo garantire cibo sano, salute, istruzione e casa per tutte e tutti, indipendentemente dai redditi e dalle origini. Su questi fronti si può agire anche a livello territoriale, scambiandosi informazioni e suggerimenti sulle iniziative che funzionano meglio: insieme si può crescere, isolati possiamo soltanto lamentarci.

Documento – PARTE SECONDA

IL RILANCIO DEL PROGETTO DI UNIONE POPOLARE: UNA NECESSITÀ INDEROGABILE

Un appello dai territori per uscire dall’impasse di UP, riavviando il progetto su basi nuove. 

Due anni fa, il progetto di costruzione di Unione Popolare ha creato simpatie, riattivato energie, avvicinato compagne e compagni fuori dai giri stretti. Un progetto anomalo e in controtendenza, di riunificazione di un’area politica di alternativa, potenzialmente molto più ampia delle quattro forze fondatrici. La costruzione in itinere di una forma politica originale, un movimento politico- sociale-culturale, che non si riduce a semplice alleanza elettorale, che si dà proprie forme di organizzazione, non necessariamente partitiche. Una organizzazione politica popolare e plurale che, a partire da obiettivi concreti e praticabili (il salario minimo, la tassazione dei super ricchi, la difesa del suolo…), prova a delineare un orizzonte alternativo a quello del capitalismo, dei vincoli di mercato, della guerra, della devastazione della natura e degli esseri viventi.

La collocazione politica di una forza di questo tipo, necessariamente, non può che essere alternativa al PD e al Campo Largo o Extra Largo. In primo luogo perché le forze del cosiddetto Centrosinistra sono a pieno titolo corresponsabili di scelte devastanti sul piano sociale, ambientale e democratico; e in secondo luogo perché è proprio il bipolarismo, con politiche pressoché indistinguibili tra Centrodestra e Centrosinistra, a produrre sfiducia
(“Tanto non cambia niente!”), individualismo, cultura di destra, lotta tra poveri. I progetti fascistoidi e la devastazione sociale e culturale si possono arginare solo se ripartono lotte unificanti accanto ad una crescita nella società di una prospettiva politica alternativa.

Nel primo anno di UP, pur con alterne vicende, si sono prodotte positive esperienze: sono cresciute diverse realtà territoriali, dal Piemonte, alla Lombardia, alla Sicilia, in grado di aggregare, produrre iniziative e arricchirsi dal confronto di provenienze e appartenenze differenti. La stessa campagna sul salario minimo è stato un importante momento di coinvolgimento della popolazione e di pezzi di sindacato e forze politiche. Purtroppo, lentamente, il percorso si è via via arenato, la fase costituente non è mai partita, né tantomeno una vera campagna di adesioni, fino all’immobilismo e al congelamento attuale.
Con le abituali conseguenze di recriminazioni, delusioni e allontanamenti.
Nonostante questa situazione desolante, tante compagne e compagni sparsi per l’Italia, indipendenti o appartenenti alle organizzazioni fondatrici, e diverse realtà territoriali che continuano ad agire come UP, non sono rassegnati a considerare chiusa l’esperienza UP.
Non è naufragato il progetto, è il motore che è andato in panne. Restiamo convinte e convinti che l’obiettivo originario, di ridare un denominatore politico comune alle tante lotte e esperienze sociali di resistenza e proposizione di modelli alternativi, resti non solo un obiettivo strategico di lungo respiro, ma anche una necessità inderogabile. Siamo consapevoli, però, che lo sbrinamento di UP e il rilancio del progetto, può avvenire solo su
basi nuove, cioè affrontando i nodi interni che hanno impedito il dispiegamento delle potenzialità.

1. Precisare la natura di UP

UP non è l’ennesimo partito e neppure l’ennesima alleanza che dura lo spazio di una tornata elettorale, non è nemmeno una federazione di forze. Deve ambire a diventare, con pazienza e umiltà, un movimento politico-sociale-culturale di ampiezza popolare (volutamente non utilizziamo il termine di spazio politico perché ha generato fin troppe confusioni sul piano della collocazione). Un movimento che, attraverso il protagonismo popolare e il rilancio di lotte unificanti, contribuisca a delineare un orizzonte alternativo.
Alle scadenze elettorali- cui UP prenderà parte- ci si prepara con la partecipazione alle lotte e col sostegno ai movimenti di protesta, ma anche con la presenza nei territori, attraverso iniziative di rilievo locale. Le prossime elezioni politiche sono in programma fra tre anni: è il tempo minimo necessario per farsi riconoscere come soggetto affidabile e capace, oltre che di visioni, anche di proposte realizzabili. Questo significa anche che chi aderisce a UP può avere esperienze, provenienze eterogenee (e tutto ciò può costituire una ricchezza), ma si
ritrova su precisi e non negoziabili punti programmatici (il rifiuto di ogni forma di oppressione e discriminazione, il rifiuto della guerra, la difesa intransigente dei servizi pubblici, ecc.).

2. Adesione individuale e ruolo delle forze organizzate 

E’ del tutto naturale quindi che in tale movimento possano confluire sia singole persone che pezzi di società organizzata. Gruppi locali, sindacati di base, formazioni politiche. Il nodo è: come?
L’esperienza dell’ultimo anno di UP ha drammaticamente confermato, se mai ce ne fosse stato bisogno, che un percorso dall’alto verso il basso, oltre a non essere democratico, non funziona. Organismi direttivi collegiali formati per cooptazione (Coordinamento Nazionale Provvisorio, “cabina di regia”), che avrebbero dovuto avere un carattere temporaneo nella fase di avvio dell’esperienza ma sono diventati di fatto stabili poiché un processo costituente non è mai stato avviato, hanno portato alla paralisi.

Per riavviare il percorso su basi nuove, rifiutando la logica di rese dei conti tra formazioni politiche, (peggio ancora con la costituzione di una corrente di indipendenti), l’unica strada è quella dell’adesione individuale generalizzata, indipendentemente dall’appartenenza o meno a forze politiche organizzate, ma senza contrapporsi in alcun modo all’iscrizione ad altri gruppi o partiti. Questa modalità, che ha la sua naturale conseguenza di una testa, un
voto è anche l’unica che responsabilizza ogni compagna e ogni compagno nel delineare il futuro di UP, avendo constatato che pure le formule di adesioni collettive surrettizie o subordinate non hanno funzionato, indebolendo la partecipazione e togliendo responsabilità. Ciò non significa che sia secondario il ruolo che possono giocare le forze politiche organizzate che si riconoscono nel progetto, a partire dalle forze fondatrici, ma anche di
altre che potrebbero convergere. 

La domanda è nuovamente: come? Crediamo che esse possano dare un contributo fondamentale, mettendo a disposizione, al servizio del movimento, elaborazioni, esperienze, supporto organizzativo, rinunciando a pretese
egemoniche o diritti di veto.

3. Come procedere nella fase Costituente

Spetterà alle compagne e ai compagni, che hanno aderito, e che aderiranno a UP, avviare la fase costituente, attraverso la definizione di regole condivise, i Criteri Costituenti. Un percorso democratico e partecipato, dal basso, che parta dalle assemblee sui territori.

L’unità complessiva così risulterà dalla somma di tante realtà territoriali, relativamente libere di adattarsi alla situazione locale, che non è omogenea, ferma restando la discriminante di non partecipare a coalizioni con i partiti del Centrosinistra in occasione delle tornate elettorali regionali e comunali. In generale, comunque, il metodo cosiddetto “del consenso” non può diventare un illusorio sistema di convergenza assembleare, che in realtà è servito molte volte a mascherare decisioni prese da ristretti gruppi dirigenti. Pur cercando sempre la
comprensione reciproca, le scelte condivise o le necessarie mediazioni, va accettato il ricorso, quando serve, a una votazione in cui si confrontano le posizioni diverse. Sulla base di chiari criteri, si potrà procedere lungo un cammino comune, che dia solidità al progetto politico. La stesura di una o più bozze di Statuto, la cui definizione e approvazione sarà compito dell’Assemblea Costituente, dovrà tenere conto di un Movimento in progressivo assestamento, ma finalmente dotato dei necessari presupposti per una consistente continuità nel tempo.
Necessariamente non può essere un percorso rapidissimo, ma non deve neanche durare anni.

4. Cambiare dentro…, per cambiare fuori

Se UP riuscirà a rilanciarsi e ad avviare la fase costituente, sarà quello l’ambito dove definire strutture organizzative, ecc. Alcuni aspetti vogliamo però evidenziarli, perché riteniamo debbano essere parte del patrimonio comune. Innanzitutto riconoscere la centralità delle realtà territoriali, perché è da lì, dai gruppi attivi nei singoli comuni o province, che si costruisce l’Unione Popolare. Devono, quindi, avere un ruolo importante nella definizione di
quali organismi di coordinamento o direzione dotarsi. Organismi che devono avere una durata limitata nel tempo, e, soprattutto, una direzione collegiale. Praticamente tutte le forze politiche (non solo italiane), da tempo sono identificate con la figura del Capopartito, che diventa Il Partito. Riteniamo che UP debba rivendicare l’alterità di una impostazione opposta, fatta di democrazia diffusa e responsabilità collettiva delle decisioni, senza accentramento di potere nelle mani di capi, segretari o leader. La funzione di portavoce, utile soprattutto per la comunicazione verso l’esterno, può essere svolta da più persone, anche per favorire un bilanciamento dei generi e a rotazione. Contrastare la figura e la funzione del “Capo”, uomo o donna che sia, significa anche rifiutare il modello maschile e maschilista gerarchico.

5. Il ruolo del linguaggio e della comunicazione

Un’attenzione particolare deve essere posta sul linguaggio che utilizziamo, in modo da costruire insieme obiettivi praticabili anticapitalistici, con la minore ideologizzazione possibile del linguaggio stesso (contro le grandi opere, consumo di suolo zero, il rifiuto della guerra, ecc.). Perciò la comunicazione interna e verso l’esterno deve essere considerata un pilastro dell’attività politica, con continuità e trasparenza. Non serve a nulla mascherare difficoltà o eventuali incertezze: un percorso politico ambizioso, che forse oggi sappiamo dove inizia, ma certo non sappiamo come riuscirà a evolversi, deve essere il più possibile condiviso, con contributi che possono arrivare da un’ampia comunità di costruttori di futuro.

MANIFESTO

Per l’unità e il rinnovamento della sinistra di alternativa anticapitalista. Per il rilancio del progetto di Unione Popolare

 

Premessa

Negli ultimi decenni, il progressivo scivolamento verso posizioni liberali e neoliberiste del Centrosinistra e l’abbassamento generale del livello del confronto di cui sono stati corresponsabili, insieme agli esponenti dei partiti, anche i media del Sistema dominante, che riducono la politica alle polemiche sul piano personale, ai battibecchi tra leader abbassando intenzionalmente la capacità delle persone di prendere posizione sui grandi
temi che contano, hanno contribuito a una crescente disillusione nella fascia di elettorato che pure sarebbe disposto ad opporsi allo stato di cose presente.
I partiti del Centrosinistra, come il PD e i suoi predecessori, sono stati direttamente corresponsabili infatti delle scelte politiche che hanno contribuito all’aumento delle disuguaglianze sociali, alla distruzione ambientale e che oggi rendono incombente anche sul nostro Paese addirittura il rischio della guerra. La Sinistra di Alternativa Anticapitalista, da parte sua, ha attraversato una lunga fase di frammentazione e divisioni interne. Tutto ciò
ha spinto molti elettori ad optare per l’astensione. Questo scenario impone la necessità di ripensare e rilanciare un progetto politico per la Sinistra di Alternativa Anticapitalista, proponendo un modello di organizzazione basato su principi democratici, inclusivi e radicati nei territori.

 
La prima fase di vita di Unione Popolare (luglio 2022-agosto 2024)

Due anni fa, il progetto di costruzione di Unione Popolare ha creato simpatie, riattivato energie, avvicinato compagne e compagni da tempo estraniatisi dalla politica attiva. Si tentava di costruire in itinere una forma politica originale, un movimento che, senza voler essere l’anticamera di un ennesimo “nuovo partito”, non si riducesse a semplice alleanza elettorale occasionale.
Nel primo anno di UP, pur con alterne vicende, si sono prodotte positive esperienze: sono cresciute diverse realtà territoriali, dal Piemonte alla Sicilia, in grado di aggregare, produrre iniziative e arricchirsi dal confronto di provenienze e appartenenze differenti. La stessa campagna sul salario minimo è stato un importante momento di coinvolgimento della popolazione e di pezzi di sindacato e forze politiche. Purtroppo, lentamente, il percorso si è
via via arenato, la fase costituente non è mai partita, né tantomeno una vera campagna di adesioni, fino alla situazione di stallo attuale, accompagnata dalle abituali conseguenze di recriminazioni, delusioni e allontanamenti.
Nonostante ciò, tante compagne e compagni sparsi per l’Italia, indipendenti o appartenenti alle organizzazioni fondatrici, e diverse realtà territoriali che continuano ad agire come UP, non sono rassegnati a considerare chiusa l’esperienza UP. Siamo consapevoli, però, che il rilancio del progetto di UP può avvenire solo su basi nuove, cioè affrontando i nodi interni che hanno impedito il dispiegamento delle potenzialità. In questo senso, qui di seguito
presentiamo le nostre idee e le nostre proposte per una ripartenza di Unione Popolare, che riteniamo ancora pienamente possibile.

 

Idee e proposte per il rinnovamento e il rilancio di Unione Popolare

1. Adesione Individuale e Partecipazione Democratica
È fondamentale che l’adesione al movimento di Unione Popolare sia basata su un principio di partecipazione individuale, evitando le adesioni collettive imposte dall’alto. Il principio “una testa, un voto” dovrà essere applicato per garantire che ogni individuo abbia un ruolo equo e attivo nelle decisioni del movimento.

2. Decentramento e Rappresentanza Territoriale
Il movimento di Unione Popolare dovrà essere costruito dal basso, attraverso l’aggregazione delle realtà territoriali locali. Queste realtà avranno la libertà di adattarsi alle specificità del loro contesto, pur mantenendo coerenza su una discriminate fondamentale, consistente nel non partecipare a coalizioni in ambito regionale e comunale con i partiti del Centrosinistra in occasione delle tornate elettorali generali e locali a cui Unione Popolare si presenterà.

3. Rifiuto del Leaderismo e Direzione Collegiale
Si propone un tipo di struttura organizzativa che rifiuti il modello del leaderismo. Invece, è necessaria una direzione collegiale, basata sulla responsabilità collettiva e sulla temporaneità delle cariche (portavoce nazionale a rotazione assicurando l’alternanza di genere), per evitare personalismi e garantire un approccio democratico.

4. Alternativa al Capitalismo
Unione Popolare vuole promuovere un’alternativa che affronti le cause profonde delle disuguaglianze e delle ingiustizie provocate dal sistema capitalista. Ciò include la difesa dei diritti fondamentali, la promozione della giustizia sociale, la lotta contro ogni forma di oppressione e la tutela dell’ambiente.

5. Inclusività e Pluralità di Idee
È importante che Unione Popolare sia aperta a una varietà di esperienze, purché ci sia accordo su punti programmatici chiari e non negoziabili. Questo approccio pluralista consentirà di arricchire il movimento con diverse prospettive e competenze. Unione Popolare si configurerà quindi anche come una comunità politica, perché ricostruendo una presenza visibile nei territori, agevolerà il confronto e la partecipazione.

Strategie per il Futuro
 1. FASE COSTITUENTE

Si propone di avviare una Fase Costituente per definire le regole e i criteri di funzionamento di Unione Popolare. Questo processo deve essere democratico e partecipativo, coinvolgendo attivamente le realtà territoriali e i membri del movimento attraverso assemblee locali e nazionali.

2. COLLABORAZIONE E DIALOGO CONTINUO
È essenziale superare le incomprensioni e le divisioni interne del passato, promuovendo un dialogo costante e una collaborazione tra tutte le componenti che aderiranno al rilancio di Unione Popolare. Essa potrà diventare così anche un laboratorio di politiche, capace di affrontare- mediante un continuo studio e creatività nelle proposte- realtà in rapido cambiamento, da quelle del sopravvento dei media digitali, all’esaurimento delle risorse, al
nuovo colonialismo economico.

3. PROGETTI CONCRETI DI MOBILITAZIONE SOCIALE
Unione Popolare proporrà progetti concreti e praticabili che rispondano ai bisogni reali della popolazione. Inoltre promuoverà e sosterrà lotte locali e nazionali su temi cruciali come il lavoro, l’ambiente, i diritti civili e sociali. Unione Popolare si configurerà in questo modo come un movimento, che vuole agire nelle piazze, nelle lotte, appoggiando le proteste dei giovani, con apertura verso chi difende in vario modo i diritti, l’uguaglianza.

Il gruppo di lavoro nazionale di Aderenti di Unione Popolare, composto da indipendenti e iscritte e iscritti ai partiti e ai gruppi politici che hanno dato vita a Unione Popolare, ha predisposto un appello politico con l’obiettivo di riaprire una discussione a livello territoriale e nazionale sul rilancio dell’unica esperienza di alternativa attiva in questi anni e tutt’ora in campo, per unire le sinistre anticapitaliste e di classe.

L’appello non è un arrivo ma il punto di partenza.  Uno strumento di stimolo al confronto e alla discussione fra compagne e compagni, a partire dalle assemblee e dai comitati territoriali, con l’obiettivo di arrivare all’indizione di assemblea nazionale da realizzarsi nel mese di ottobre a Roma. 

Siamo consapevoli che la nostra storia è costellata di assemblee autunnali di lancio di progetti politici di richiamo all’unità, troppo spesso solo di vertice e fittizia. Proprio per questo motivo, abbiamo deciso di ribaltare il processo, andando a costruire insieme e dal basso i contenuti e le forme di democrazia e partecipazione.

L’appello è composto da 2 documenti: un documento politico di analisi della fase e di proposte per il rilancio di Unione Popolare e un manifesto, più agile e sintetico, da utilizzare per eventuali promozioni sui canali social.

Vi invitiamo a condividere questo appello con le tue compagne e compagni, a discuterlo nelle assemblee e nei comitati territoriali, e a restare aggiornati in vista dell’assemblea nazionale. Per ulteriori informazioni e per partecipare attivamente, scrivi una mail a unionepopolareappello@gmail.com .