Il percorso verso le elezioni europee è giunto ad uno snodo decisivo. Il tempo davanti a noi si sta chiudendo. Questo tempo va utilizzato nel miglior modo possibile, per produrre un risultato all’altezza della situazione internazionale, sociale e politica che abbiamo di fronte.

Noi eravamo e rimaniamo convinti della necessità di costruire una lista unitaria per la pace, in grado di presentarsi all’appuntamento elettorale di giugno come punto di riferimento per larghi settori della società italiana, che con diverse sensibilità e a partire dalla propria condizione sociale intendano investire su un’opzione credibile e convincente di critica alla guerra. Un orizzonte etico da sollecitare, certo, ma connesso strettamente alla contestazione di politiche economiche e sociali devastanti che, nel mentre creano disuguaglianze crescenti e insopportabili, stabiliscono condizioni per un mondo in cui il conflitto armato diventa il primo orizzonte in vece di
una possibile cooperazione internazionale.

Oggi siamo molto preoccupati perché Unione Popolare, che con le sue proposte dovrebbe essere uno dei soggetti più attivi nella costruzione di una lista per la pace, si trova in una vera e propria situazione di stallo interno a seguito dei primi incontri con altri promotori a iniziare da Michele Santoro. Quest’ultimo ha recentemente
svolto alcune considerazioni e posto nodi critici in un articolo su “il Manifesto” del 27/01/2024. Lo abbiamo letto e ancora di più pensiamo che sia giunto il momento in cui Unione Popolare, tutta Unione Popolare, debba recuperare pienamente il suo ruolo e farsi promotrice di una rinnovata pressione: occorre riaprire subito la
trattativa tra tutti i soggetti interessati alla lista per le elezioni europee. 

La costruzione deve rispettare, se vuole essere convincente e inclusiva, la pluralità dei contributi offerti. Lo sforzo deve essere orientato al massimo coinvolgimento, anche per evitare una perniciosa proliferazione di liste nella stessa area; sarebbe davvero imperdonabile.
Il tempo è poco, ma va usato bene, dicevamo. Riaprire una trattativa vera significa impegnare l’insieme di Unione Popolare per guadagnare una proposta possibilmente unitaria, ma avanzata e non semplicemente utile a comporre una lista purchessia.
Il quadro che abbiamo di fronte impone una riflessione seria a tutti per capire e far capire largamente, fuori da ogni politicismo, quale è la posta in gioco anche di fronte a una sinistra diffusa sempre più in difficoltà, con scarsi strumenti Interpretativi. Bisogna arrivare alla concretizzazione di parole d’ordine che creino il legame tra temi sociali e guerra. Da questo punto di vista ci pare significativo ciò che Luigi De Magistris ha scritto su “Il Manifesto” del 28/01/2024. Ne condividiamo le argomentazioni per due ordini di motivi. Da una parte De Magistris esplicita i nodi e le proposte che UP intende sottoporre all’interno di una reale trattativa per la costruzione unitaria della lista per la pace, dall’altra delinea le condizioni complessive per una Unione Popolare in grado di traguardare le elezioni europee, ma anche di vivere e strutturarsi oltre quelle.

Per tutte queste ragioni e considerazioni riteniamo di rivolgerci all’insieme di Unione Popolare, chiedendo uno sforzo vero per riguadagnare tempestivamente una capacità di intervento in grado di mandare segnali positivi alle tante e tanti militanti, che sui territori si aspettano un salto di qualità in questo senso. Sono le donne e gli
uomini che Unione Popolare la fanno vivere giorno per giorno, che hanno raccolto firme sulle LIP per il salario minimo a 10 euro e per l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro, che proprio non intendono assistere a una rappresentazione esclusivamente problematica e passivizzante come quella emersa in queste ultime
settimane.

Rilanciare un negoziato per una lista della pace sulla base di pari dignità fra tutte le forze, perseguire la costruzione unitaria a partire da una trattativa vera, in cui le proposte di UP vengano ascoltate e fatte valere. Il tempo è ora.

 
Le promotrici, i promotori e le/i prime/i firmatarie/i:
(segue un elenco con oltre 400 firmatari)